Intercettazioni, Grillo e il resto

foto di leeroy09481 su flickr

 

Come avrete capito è un periodo un po’ difficile, causa troppi esami in poco tempo! Purtroppo ancora per la prossima settimana non riuscirò ad aggiornare regolarmente il blog…

Intanto vi segnalo alcune notizie che mi hanno colpito in questi ultimi giorni:

  • Le intercettazioni: grande confusione, come al solito, sui dati reali, senza i quali è inutile sperare di aprire una discussione seria su qualsiasi argomento. Il ministro Alfano spara: le intercettazioni assorbirebbero un terzo del budget della Giustizia e ci sarebbero 100.000 intercettati nel Paese. Sembra che Corriere e Repubblica si siano messi d’accordo per pubblicare due articoli molto simili, che smentiscono in pieno queste affermazioni: le intercettazioni costano “solo” tra 2 e 300 milioni, su 7 miliardi di spese per la Giustizia (costano sicuramente tanto, ma non perchè se ne fa un abuso, quanto piuttosto grazie alle esose tariffe dei gestori telefonici e al noleggio delle apparecchiature; questi sono i punti che andrebbero rivisti). Inoltre, chiunque sappia qualcosa di amministrazione della giustizia può confermare che il numero di utenze non equivale al numero di persone intercettate: i decreti di autorizzazione vanno rinnovati, perchè hanno durata limitata; una stessa persona è intercettata su più utenze (casa, cellulare…); qualsiasi delinquente ormai ha capito che deve cambiare utenza molto spesso. Ecco perchè non si può discutere seriamente sulla base di questi falsi dati (meglio, interpretati male). Proviamo a farlo noi: io credo che le intercettazioni siano, soprattutto negli ultimi anni, uno strumento essenziale di indagine, e non dovrebbero essere limitate più di quanto non lo siano già. Sono invece d’accordo sul fatto che non dovrebbero essere rese pubbliche, soprattutto quelle che non hanno alcuna rilevanza processuale: ma non vi sembra ci sia una grande sproporzione tra fine (non fare pubblicare le intercettazioni) e mezzi (vietarle del tutto)? Forse il fine è in realtà un’altro?
  • Grillo: l’altro giorno ha scritto un post con il quale ero totalmente d’accordo (nella sostanza, come al solito). In pratica, forse essendo a corto di gente con cui prendersela 🙂 , ha invitato gli italiani a farsi un esame di coscienza; accusa l’italiano medio, “che tira a campare. Che non legge, non si informa, ed è, per dirlo con una bella parola, un ignorante“. Non credo che tutti gli italiani siano così naturalmente, ma sostengo che bisognerebbe smetterla di cercare sempre qualcuno a cui dare la colpa per tutto. Per esempio, spesso questo qualcuno sono i politici: ma chi elegge i politici? E i politici da dove vengono, da Marte? No, sono italiani come noi. E’ la mentalità di un Paese intero che deve cambiare, e non sarà cosa facile.
  • L’Italia (la nazionale): nulla da dire sulla disfatta, voglio solo segnalare un interessante articolo di Edmondo Berselli sulla Repubblica di ieri, che tenta un paragone (secondo me possibile) tra la nazionale e la nazione, tra lo stato dell’Italia di Donadoni e quello dell’Italia contemporanea. Più una curiosità: che la sciagurata formazione iniziale sia stata frutto di un suggerimento venuto dall’alto? C’è chi ha proposto addirittura un’interrogazione parlamentare sul tema!
  • La visita di Bush a Roma: una città blindata, ma c’è chi suggerisce che il presidente americano poteva essere invitato in un’altra città italiana, con maggiore profitto. Da leggere!

Forse mi sono dilungato troppo (violando regole della Netiquette e dell’rfc1855, che durante un’accesa discussione qualcuno ha portato alla nostra attenzione), me ne scuso con i miei lettori! Ma ora la parola passa a voi, gli argomenti su cui commentare sono molteplici e tutti molto interessanti…

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15 risposte a Intercettazioni, Grillo e il resto

  1. stark ha detto:

    Ciao Lorenzo, grazie mille della citazione 😉

  2. roy ha detto:

    Piccolo conteggio sulle intercettazioni (giusto perché Angelinalfano ha sempre l’aria di uno che sa le cose: e quindi se dice cose non vere sa che non sono vere):
    120.000 all’anno;
    sono i decreti di autorizzazione;
    se ciascuna intercettazione dura (è il tempo medio per dare frutto) circa tre mesi e ogni decreto (art. 266 c.p.p.) vale per un periodo di quindici giorni al massimo, siamo a 120.000/6 = 20.000;
    se per ciascuna persona vengono intercettati cellulare e casa (o ufficio, o secondo cellulare) siamo a 20.000/2 = 10.000;
    ma se uno su cinque degli intercettati è un criminale professionista cambierà almeno quattro o cinque numeri di telefono nell’arco di tre mesi;
    10.000 – 10% = 9.000.
    Abbiamo scoperto che (45.000.000/9.000 = 5.000), ogni cinquemila italiani adulti ce n’è uno intercettato.
    Aiuto, c’è proprio bisogno di una riforma urgente, ci sono quattromilanovecentonovantanove cittadini gravemente minacciati.
    A meno che quattromilanovecentonovanta siano persone perbene e nove siano amici che si occupano di affari un po’ strani … magari in qualche regione del sud … magari in qualche ente pubblico …

  3. savomacario ha detto:

    Certo che la colpa è dei politici.
    Di sicuro non è degli elettori, costretti a scegliere il meno peggio tra quello che offre la piazza.
    Esempio: Napolitano. Chi lo voleva? Il popolo? No: il Presidente non è stato scelto da noi, ma dai nostri rappresentanti (sì, parlo di loro, il male minore).
    Grillo non perde occasione per insultare gli italiani: su questo credo non ci siano dubbi, basta leggere i suoi post…

    P.s.: Corriere e Repubblica si sono messi d’accordo? E la prossima notizia cos’è? Le scie chimiche? Il Nuovo Ordine Mondiale?
    Fonte? John Titor? 😀

  4. batta ha detto:

    Savo, secondo il tuo ragionamento non dovrebbe esistere un Presidente della Repubblica! Credi che dovrebbe essere eletto direttamente dai cittadini? Ma in quel caso sarebbe una rivoluzione politica e istituzionale, cambierebbero molte cose insieme a questo!
    Comunque per quanto riguarda i politici, ho detto una cosa diversa: certo che è colpa loro, ma non dimentichiamoci che anche loro sono italiani, hanno la stessa cultura e la stessa mentalità dei loro elettori. E’ quindi sbagliato additarli come una casta che non ha nulla a che fare con il resto del Paese.

    @ roy: penso che i tuoi dati e calcoli siano corretti, e questo è un’ulteriore dimostrazione di come sia necessario conoscere la situazione per affrontare un problema; secondo te il nostro ministro non sa o fa finta di non sapere? 🙂
    Grazie mille del commento!

    E grazie anche a stark, di cui seguo sempre il blog!

  5. teo ha detto:

    Riguardo l’articolo del signor Berselli.

    La nazionale rappresenta l’italiana società, gli italiani valori. Le attuali sconfitte della nazionale sono sconfitte della nostra attuale cultura: mi sembra di aver riassunto il di lui pensiero.

    Avremmo dunque bisogno di una società migliore con valori seri, che “plasmi” sportivi seri (e magari politici) come quelli di una volta? Sì, penso intenda questo.
    Eh cavolo, anche a me piacerebbe riavere combi, rosetta.. meazza.. una nazionale invincibile. Quella che vinse due mondiali di fila e in mezzo le olimpiadi… la nazionale degli ANNI TRENTA…

  6. savomacario ha detto:

    No, è giusto che ci sia un Presidente, ma evitiamo di dire che Napolitano è il Presidente di tutti gli italiani.
    Non vale la proprietà transitiva.

    Mi sembra che qui si tocchino più argomenti.
    Non credo di andare allora OT se propongo di discutere un attimo su una notizia di ieri.

    Pare che all’interno dell’Unione Europea, ci siano paesi di serie A e di serie B: gli irlandesi dicono di no a Lisbona, ma all’Europa, a cui serve non la maggioranza ma l’unanimità per proseguire, non interessa.
    L’Irlanda dice no? Chissenefrega.

  7. teo ha detto:

    Anche perchè hanno pensato a tutto: una volta che la carta di lisbona è stata approvata da quattro quinti dei paesi, il Consiglio può decidere di modificare il Trattato attuale che prevede la ratifica all’unanimità, per farla entrare in vigore con una maggioranza diversa!…. Peccato che la decisione di emendare il Trattato attuale debba essa stessa essere presa all’unanimità!
    Gli europeisti si trovano di fronte un bivio: continuare a giustificare il progetto comunitario in base a ideali (nobili per carità, ma pur sempre ideali…) oppure in base al reale sentire delle nazioni

  8. savomacario ha detto:

    Interessante cul de sac… Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa il blogger… ma estendo l’invito anche a tutti gli altri!

    a) non se ne fa nulla;
    b) non importa l’esito negativo, è per il bene comune;
    c) si ripete il referendum ad oltranza finchè non passa;

    a voi la scelta! E ricordate: il popolo è sovrano, o almeno lo vorrebbe essere in Irlanda! (Qui da noi nemmeno ce l’hanno chiesto…)

  9. batta ha detto:

    Vedo troppe semplificazioni purtroppo, sia sul tema del presidente (è un’istituzione, una volta nominato si astrae dal gioco politico: si Savo, diventa presidente di tutti gli italiani; è sempre stato così, con presidenti di tutte le parti politiche) che su quello dell’europa: non mi pare ci siano paesi di serie A e B, dato che meno dell’1% della popolazione è in grado di bloccare un progetto ratificato da 18 parlamenti.

    Mi pare che si faccia troppa confusione tra nobili ideali e sentire dei popoli: per cosa credete sia stata fatta l’Europa, per dare lavoro a qualche migliaio di persone a Bruxelles? Per favore, la serietà imporrebbe di riconoscere i vantaggi che ha portato per tutti (anche agli ingrati irlandesi, il Paese che cresce di più, proprio grazie ai fondi europei). Per questo mi fanno ridere (e arrabbiare insieme) i leghisti che sono contro l’Europa: la tanto amata padania non sarebbe mai dov’è ora se non ci fosse stata l’Unione Europea a salvarci dalle crisi degli ultimi anni. E questo è solo uno dei tanti esempi di vantaggi che abbiamo dall’essere parte di questo progetto.

    Ma sarebbe un discorso troppo lungo; vedo che Savo vuole risposte secche: io direi B, se dovessi scegliere tra le tue alternative! Tanto più che proprio il testo bocciato prevedeva possibilità di uscita dall’Europa! Se l’avessero letto prima di votarlo…

  10. teo ha detto:

    L’unione europea è una semplice comunità economica. punto e basta. Quindi mi fanno ridere quelli che poi vorrebbero nella costituzione richiami a comuni valori religiosi, a ideali trascendentali ecc. Un gruppo di stati che collaborano perchè insieme riescono a raggiungere obiettivi che da soli se li sognerebbero. Questa è l’unione europea: gli stati che vogliono entrarne a far parte non credo che lo facciano perchè si sentono uniti da tradizioni comuni, ma perchè vogliono essere uniti da comuni profitti.
    Riguardo al problema irlandese, io attuerei il metodo democratico, che a quanto pare molti ritengono il migliore: non essendosi potuto fare in modo che quel che è giusto fosse forte, facciamo in modo che quel che è forte sia giusto.
    Altrimenti con l’unanimità l’UE rischia di diventare una (O)rganizzazione (N)on (U)tile…..

  11. batta ha detto:

    L’Unione Europea è cominciata così, hai ragione: ma poi si è visto che insieme si riescono a raggiungere risultati straordinari anche in altri campi, non sono quello economico. Non vedo cosa dovrebbe esserci di sbagliato nell’avere un ministro degli esteri comune, per esempio. L’Europa, considerata come un unico Stato, avrebbe una popolazione seconda solo a India e Cina, e la forza commerciale più grande del mondo. Potrebbe presentarsi sulla scena internazionale e contare davvero, al pari degli USA per esempio. Io vorrei un’Europa forte anche politicamente, non solo economicamente.

  12. savomacario ha detto:

    Le risposte secche sono l’unica possibilità per conoscere realmente i pensieri altrui…

    Io non credo che l’Unione Europea debba assurgere a ruoli che vanno oltre l’economia: era stata creata solo a fini economici, non possiamo pensarci novelli Stati Uniti.
    Non siamo un popolo unito – il ministro ombra gallese costretto a dimettersi dopo aver insultato il popolo italiano – ed è giusto così: solo un folle potrebbe riunire una miscela esplosiva di popoli, e la storia recente (ahimè) lo insegna.
    Cominciamo piuttosto a essere un popolo unito noi italiani, che mi sembra che ricordiamo di esserlo ogni quarto di secolo dopo aver vinto una certa coppa… Unito nelle sue diversità, com’è giusto che sia.
    Questo mi sembra già un bel traguardo.

  13. teo ha detto:

    D’accordissimo con savo: l’europa non è gli stati uniti! un abitante della california può sentirsi simile ad uno della florida.. ma prova a chiedere ad un italiano se si sente simile ad un francese! O un francese ad un tedesco! Gli stati europei hanno storie a sè.. che si sono incrociate tra di loro; gli stati statunitensi hanno una storia comune bene o male (hawaii e alaska sono un discorso a parte).
    In europa abbiamo i baschi che non si sentono uguali agli altri spagnoli.. figuriamoci se si sentono simili ai bulgari..
    Riguardo un ministro degli esteri comune, non credo che l’inghilterra, la germania o la francia si lascerebbero condizionare da malta…

    p.s. sicuramente lo farebbe l’italia… l’unico stato che ha paura dello Stato del Vaticano e all’Onu…

  14. batta ha detto:

    Sul fatto che un californiano si senta uguale a un bostoniano ho seri dubbi! 🙂 Si tende sempre a semplificare ciò che non si conosce…

    Resto di idea diversa, pur ovviamente rispettando quelle degli altri (Savo e teo, in questo caso).

  15. teo ha detto:

    Infatti io non mi sono espresso con un “si sente”, ma con un “può sentirsi”.
    Comprendo come Boston… con la sua Harvard, i suoi immigrati italiani e irlandesi (insomma, molto vecchio mondo)…. sia differente dal sole e dalla vita da star di malibu.. come del resto dal paese dove tutto è più grande, il Texas. e so benissimo cosa pensa un texano dei bostoniani… ma continuo a credere che sia più naturale per un californiano o un texano sentirsi americani, che per un francese o un italiano sentirsi europei nello stesso modo.

    p.s. un californiano non si sente un bostoniano, soprattutto in tempo di finale play-off di basket te lo assicuro

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