Sfondare la porta

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foto di night86mare su Flickr

 

Tra tutte le possibili reazioni alle recenti polemiche sulle amministrazioni di sinstra, Veltroni e D’Alema hanno dato quella secondo me più sbagliata: la questione morale nel Pd non esiste.

Convenire sul fatto che “vi sono episodi preoccupanti che certamente non bisogna sottovalutare” secondo me non è abbastanza, e presuppone una sottovalutazione della situazione, o peggio la volontà di tenere nascosti i problemi del partito. Occorrerebbe una seria assunzione di responsabilità da parte dei dirigenti, che finalmente affrontino le loro responsabilità e cerchino una soluzione: per il bene del partito stesso, e non per continuare a mantenere indefinitamente il loro potere.

Esiste una questione morale (al di là dei nomi e delle etichette con cui la si vuole definire) semplicemente perchè in molte amministrazioni locali, nelle quali storicamente la sinistra ha un maggiore potere e spesso governa, al contrario di quanto succede a livello nazionale, si sono riscontrati casi di abuso di potere e di gestione non trasparente della cosa pubblica. E la politica dovrebbe essere assolutamente trasparente, perchè dovrebbe occuparsi esclusivamente degli interessi del cittadino. Appena spunti una seppur minima ombra sull’operato di un amministratore, ecco che questo perderà tutta la credibilità guadagnata magari con lavoro e sacrifici.

Ecco perchè è essenziale una profonda riflessione, ma anche un’azione decisa: la spinta verso un rinnovamento deve sicuramente venire dal partito centrale, ma anche dalle comunità e dalle sezioni locali: le persone coinvolte non chiedano di essere ricandidate o di avere altri posti in cambio, e gli elettori facciano sentire la propria voce chiedendo di essere finalmente ascoltati. Non si può sempre pensare che debbano fare tutto gli altri, e che noi siamo solo spettatori passivi del mondo intorno a noi.

A queste riflessioni sul cambiamento è naturale e logico legare quelle sull’emersione di una classe politica completamente nuova, non solo a livello locale dove gli amministratori non si siano dimostrati in grado di perseguire l’interesse generale, ma anche a livello nazionale. E una classe politica nuova non può che essere più giovane. Giovane non è una parola semplice come potrebbe sembrare. Non si riferisce solo all’età anagrafica secondo me: indica un diverso modo di pensare e di agire. Si può essere “giovani” da questo punto di vista anche a 50 anni, e si può essere “vecchi” a 25, se si è cooptati dal vecchio establishment e magari si fa parte di qualche organo perchè il politico di turno l’ha deciso e si è sotto la sua ala protettiva, con limitati margini di pensiero autonomo.

Si parla tanto di giovani in politica: è questo il momento in cui questi giovani, se ci sono, si devono fare avanti e prendere coraggio. “Devono sfondare la porta: perché quelli sono barricati dentro – e nessuno gliela aprirà” (Giglioli).

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5 risposte a Sfondare la porta

  1. alice ha detto:

    In certi momenti, pur essendo convinta pacifista e non violenta, credo che alla storia italiana sia mancata una bella rivoluzione, tipo la francese -zac zac, via qualche testa di troppo, ricambio politico obbligatorio, conseguente giusto grado di timore nella gestione della cosa pubblica-
    Forse esagero, è certo che la classe politica degli ultimi anni è degenerata al punto che neppure “tangentopoli” è riuscita a modificarne la compagine e le modalità operative borboniche e clientelari.

  2. roy ha detto:

    Forse siamo indotti a pensare che servano soluzioni radicali perché siamo disabituati a quelle “normali”.
    Ho sentito una volta Raffaele De Grada dire una cosa semplice e vera: si fa politica, si entra in un partito, per dare qualcosa, non per ricevere qualcosa.
    O meglio: così è stato per molti, un tempo.
    Il corollario era che l’individuo non contava più dell’organizzazione: quando ciascuno aveva dato il meglio che poteva, lasciava il posto ad altri.
    Applicate queste semplici idee ai tempi nostri e trovate un solo politico disposto a praticarle.

  3. teo ha detto:

    4 omicidi, sei anni e sei mesi di pena.
    Mi sa che non bisogna solo sfondare la porta delle sedi dei partiti….

  4. bat59 ha detto:

    @roy: se ti riferisci ad Ahmetovic è una delle pene più alte mai date per omicidio colposo in Italia.
    La pena base prevista dalla legge per l’omicidio colposo da incidente stradale, salvi gli aumenti, va da sei mesi a cinque anni (aumentati a sette solo nel 2008, quindi non applicabili ad un fatto commesso in precedenza)

  5. teo ha detto:

    Infatti qui non critico la scelta del giudice, perfettamente secondo legge.
    Qui critico proprio la legge: omicidio colposo di una persona, pena di cinque anni. I morti sono stati 4…
    Critico che l’aumento di pena per un reato commesso in stato di ubriachezza/sotto l’azione d stupefacenti possa arrivare massimo fino a un terzo… (un terzo di cinque anni.. un aumento consistente…)
    Il ministro Alfano invece di pensare alle immunità pensi a risolvere il problema di queste sentenze ridicole (non per colpa dei giudici, che hanno il dovere di ottenere il massimo da quello che hanno a disposizione)

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